LA MASCHERA DEL SOLE
Gentilissimi amici lettori, vi voglio parlare del libro La Maschera del Sole (sottotitolo: Pulcinella e l’archetipo del teatro) edito da Boré s.r.l Yucanprint.
Quella scritta sul tempio di Delfi: Gnoti sauton che tradotta significa conosci te stesso e conoscerai il mondo che ti circonda, pure nella sua complessità di intendi l’ho potuta spiegare in maniera semplice in ogni istanza cui si vuole attribuire. Questo è quanto viene anticipato nel capitolo di apertura: La gnosi. L’istanza da cui sono partito per questa mia ricerca è stata proprio quella del Teatro da cui essa proviene, capire allora le origini del teatro per indagare il logos, la Caban, la grotta primordiale da cui siamo partiti per arrivare a conoscere la Verità e trasmetterla agli altri, questo è l’impegno che mi sono assunto. Parlo dunque del Teatro antico e moderno, della differenza tra Maschera e Sola che è il termine più antico; parlo della differenza tra Concetto e Senso, ma soprattutto, svelo molti significati della nostra terra e molto sapere oramai cancellato dalla memoria, o metaforizzato in altre istanze, o peggio ancora, attribuiti a personaggi inventati e di altre terre vicine e lontane dalla Terra di Liburia, dalla Campania, o dalla Magna Grecia ove si formarono le scienze e le prime civiltà del Mediterraneo, il primo grande Regno del mondo allora conosciuto.
Devo dire con profondo rammarico che tutto il volume ontologico e gnoseologico acquisito nella scolastica, sarebbe servito a poco se non avessi indirizzato le mie ricerche con l’approccio o quantomeno la verifica dell’antropologia cognitiva, degli studi paremiologici di tutta la Campania che costituiscono la vera scienza delle idee, perché si solidifica sulla ragione filosofica di ciò che si analizza ed esplora nella semplicità del vivere che puntualmente cerchiamo di allontanare credendo di migliorare noi stessi e la nostra esistenza. Natura e Cultura, come ci insegnò il nostro grande maestro GB. Vico, devono viaggiare insieme, non possono distaccarsi. Ricordiamoci che la materia si muove ma sono le nostre mani che costruiscono forme a immagine e somiglianza di quelle sagome che già sono presenti in natura create da Dio. Il cammino culturale che ha affrontato tutta la Campania, mi invoglia a trasmettere ai miei concittadini la necessità e l’importanza delle nostre radici orientali e poi romane prima che cristiane, dello sviluppo delle industrie cesaree, canapee, carafare e armigene che si svilupparono in questa regione fin oltre i luoghi della Terra di Lavoro, fin oltre il beneventano e il nolano che detenevano il pregio delle grandi Messe nei campi agricoli e degli studi scientifici sui fenomeni della natura, i grandi mercati, le scuole, gli studi scientifici, le cavallerizza dei monti dell’alto casertano e del beneventano. Noi nasciamo dalla natura ma per comprenderlo, per sapere comunicare oltre il naturale fisiologico e interpretarci e interpretare, necessita la metafisica che si elabora proprio dal comunicare, ossia il cum-munire, legare, costruire idee e attrezzi per rimuovere gli ostacoli ed aprire nuove strade. Il comunicare insomma è già presente prima della nascita, è un mondo atomistico, materico, che si muove, dove tutto si svolge per situazioni chimiche, fisiche, elettriche meccaniche e magnetiche e che vanno studiate e interpretate in tanti altri specifici ambiti del sapere che i nostri avi partenopei già frequentavano. Quello che interessa in questo momento storico, è quel comunicare che è il frutto dell’elaborazione del pensiero che cresce parabolando la parola tra le persone. Non offenderei mai gli studiosi che si sono interessati di questo argomento anche se non hanno mai capito la verità, anzi è grazie alle loro contraddizioni che ho potuto intraprendere questa ricerca attraverso l’antropologia del Teatro. Ho scoperto insomma attraverso la genesi del teatro, le cose che già sapevano bene i nostri avi molti secoli fa, allorquando, loro stessi, per una necessità fisiologico comportamentale, si dedicavano a formularle nelle idee per il vivere pacato, in comunità con il prossimo di se stessi. Ho scoperto il significato di molte parole, molti etimi, diversi da come sono oggi citati. Credo di aver individuato il metodo per meglio definire che cos’è il tempo, la conta, contare i numeri, cosa erano effettivamente i numeri Uno, Due, Zero, Primo, Secondo, Terzo, e tanto ancora che oggi, almeno fino a questo momento, i grandi media non sono in grado di spiegare (storici, logici matematici, scrittori ecc.). Ho scoperto attraverso la paremiologia e la cognitività che si elabora dai nostri più semplici contadini, i rituali, di come si organizzavano, di come si svolgevano, e cosa erano i canti, le messe, il Carme, le baccanti, il tirso bacchico e tante altre cose che oggi interpretiamo in maniera diversa. Chi era Dio per i nostri antenati, chi era il messiano che dava il lavoro e tanto altro ancora che spiegherò nel libro: da dove deriva l’Hurrà che esalta le folle? E quante cose, per il momento, conviene tacere. Gentili lettori, attraverso la genesi del teatro ho capito perché i nostri antenati partenopei dovevano essere cancellati dalla storia. Ho compreso da dove nacque il potere, e dove questo vuole condurci per asservire sempre di più l’umano divenire cui evidentemente non conviene dare memoria.
Un vostro commento potrà essere per me molto importante in questo momento ove tutti scrivono e nessuno legge. Grazie a tutti. E distinti saluti.
Ciro De Novellis