PREFAZIONE
« Un popolo / mettetelo in catene / spogliatelo / tappategli la bocca / è ancora libero. Perché citarli? Perché da sempre mi ha colpito il verso: « Quando le parole non figliano parole » e più propriamente: « Quannu i paroli non figghianu paroli ». E la figliolanza è affidata al vernacolo, e chi, se non il Poeta ha il compito ed il merito di far sopravvivere il proprio idioma?
CIRO DE NOVELLIS, ecco il nome nuovo della Poesia Napoletana che sicuramente si affiancherà ai nomi già noti dei poeti napoletani di tutti i tempi.L’amicizia con Ciro De Novellis nasce con la poesia e con la poesia si consolida sempre più il rapporto d’interessi comuni, tesi ad un unico scopo, l’amore e le sorti di Napoli.L’autore di questa raccolta ha voluto far precedere alle poesie un prologo in versi dove già si coglie l’essenza vera delle sue liriche.Amore e rabbia, consapevolezza e disperazione, descritte con efficacia di immagini, ci pongono di fronte un poeta certamente non soggettivo. La ricerca della dimensione, non solo della parola, in una prospettiva estetica, è già di per se significazione di personalità artistica. Nella poesia di Ciro De Novellis, gradualmente, nel ritmo metrico, la parola profonde nella gestualità della succosa ed immediata liricità. ………………………………………………….. A che servono ‘e parole Nella sua semplicità il poeta trova immagini nuove che colpiscono anche il più aduso lettore di poesia nostrana. Nu muro sengato
Il respiro poetico del nostro Autore, a differenza di tanti respiri asmalici del nostro tempo, è caldo e struggente, accorato e verista.
Sigarette! ………….. Sigarette! E’ na voce malata …………… Sigarette!
Nostalgia e tenerezza albergano nella onesta e serena poesia di Ciro De Novellis.
Si vedano: « ‘A cumpagna ‘e na vota » e « ‘A maruzzella ». Anche il dubbio assale il nostro poeta ed egli si chiede tanti perché, ma poi filosoficamente, alla napoletana, se ne dà spiegazioni.
Ma pecché ‘a palomma more ……………… Pecché ‘a vita è na palomma
La personalità artistica del nostro poeta si afferma sempre più leggendo i suoi canti, egli con la penna, al pari d’un Migliaro o d’un Postiglione, tratteggia con nitide immagini poetiche, la vita semplice di tutti i giorni, non cadendo mai nella banalità.
‘A luce ‘a dint’é buche d”a perziana
Ho sempre sostenuto che il poeta, pur non essendo una sua prerogativa essenziale, se perfettamente inserito nel suo tempo, la sua poesia non può prescindere, né ignorare i drammi ed i problemi sociali. Tanto non per mero esercizio stilistico, ossequiente ad una discutibile moda, ma per un sentito e struggente richiamo interiore. Anche in tale prospettiva è inquadrato il sentimento poetico di Ciro De Novellis, forte ed impegnato. Si veda la lirica: Penziero. Ma il poeta ha anche paura che questa forma d’arte possa morire, e con accorato anelito chiama a raccolta i Poeti per salvare questo fiore che è la poesia. Quanti …. risponderanno al suo appello? Poesia sanguigna quella di Ciro De Novellis, poliedrica e multicolore, saldata al passato con un cordone ombelicale che non gli impedisce di essere un poeta dei giorni nostri che cerca il silenzio e la solitudine, ma la sveglia lo pone davanti alla realtà quotidiana: Traffico, ufficio, stipendio, famiglia, una routine certamente non con facente al suo sentimento lirico. Ma il poeta è anche un uomo e come tale deve vivere disincantato, in alcuni momenti, la sua esistenza. Ciro De Novellis ha voluto aprire questa lettura poetica con un suo prologo in versi, io vorrei chiudere questa prefazione con una sua poesia: SUL’IO Camminarraggio su a riva ‘e mare E annanz’ô mare, annuro, senza scuorno Camminarraggio sulo pe sta via A ‘o tiempo ca s’è miso ‘e sentinella Dove si scorge una consapevolezza di aver fatto un buon lavoro e di aver lasciato traccia di se stesso. Quindi, nudo e senza vergogna, il poeta si avvia per la sua strada, per varcare finalmente quella PORTA che lo condurrà alle radici della sua terra, verso quei campi ardenti dove ebbe origine la sua e la nostra NAPOLI. RAFFAELE DE NOVELLIS |