Il senso dell’attesa
Il poeta Ciro De Novellis nasce nella cultura poetica novecentesca, di cui si nutre, attingendone gli stilemi, mescolandola però in un saldo crogiolo linguistico con quella napoletana.
E’ questo il pregio della sua scrittura nelle composizioni in lingua: un navigare seguendo le sponde della tradizione guardando però all’aperto del mare poetico contemporaneo.
Nascono così composizioni che si immergono in tematiche proprie della scrittura novecentesca, ravvivandola però con la vivacità a volte ironica, a volte barocca, di un linguaggio che spazia dal classicismo alla sperimentazione.
E’ questa la sua cifra, il suo valore, anche quando i testi si differenziano nei toni, passando da riflessioni filosofiche, a immagini intimamente personali, sino all’invettiva e alla denuncia, come pure ha osservato Enrico Fagnano nella postfazione.
Ciro De Novellis naviga nel suo mare poetico con la sicurezza dello scafo linguistico che lo sorregge, donandoci composizioni densamente strutturate, con la padronanza di un esperto pescatore di parole, ma con la tenerezza e la nostalgia di un osservatore mai distaccato.
A volte ontologica, altre sapienziale, la sua poesia cerca una via per giungere a una ricomposizione della realtà, abbandonando scorie di senso, incrostazioni che soffocano la purezza del dire.
Accosta immagini del proprio vivere con archetipi che rivelano nascoste verità, miti che si aprono alla sapienza del tempo.
Emblematico è il titolo della raccolta: Il senso dell’attesa. Uno spazio silenzioso dove il poeta si pone in ascolto di un richiamo, lo sguardo attento a ogni mutamento che possa essere epifania dell’invisibile, i sensi tesi a percepire, ma anche a fondersi con la parte più profonda della realtà.
Aldo Ferraris