Il viaggio nell’anima dell’autore si muove dal centro alla periferia, alla ricerca sempre
della diversità, dell’altro, dell’oltre, dell’infinito, spinto da un desiderio del comunicare,
del cum-munire, cioè del fare, legare, costruire. L’animus e l’atman, il soffio della vita,
dell’essenza della psiche, che l’autore richiama nel racconto, sono gli elementi della
ragione che ci siamo precostruiti attraverso la filosofia di Platone, Aristotele e poi di
Vico, di Young, e che noi ritroviamo nei momenti di richiamo ai miti ancestrali da cui
non ci possiamo mai distaccare e che si presentano a noi durante le varie tappe
ritualistiche della nostra esistenza. Il racconto, allora, è costituito proprio da queste
tappe, da questi rituali che noi percorriamo, anche attraverso le feste, proprio come se
fosse un viaggio nell’anima. E non descrivono solo fatti cronologici, ma sono gli
elementi profondi della scienza della vita che, comunque, ci lasciano sempre senza
risposte alle nostre eterne domande: “Chi sei? Cosa vuoi? Dove vai?”.